Luca Volpini possiamo definirlo l’uomo che ha regalato il sogno di diventare un campione anche a coloro che la società civile, retrograda, non penserebbe mai che lo possa diventare. Questa presentazione potrebbe sembrare utopica ma in realtà Luca Volpini è riuscito a coinvolgere diversi ragazzi, col desiderio di giocare a calcio, in campioni della Pallamano.
Com’è nata l’idea di far giocare a Pallamano dei ragazzi in carrozzina, sarebbe stato più facile e coinvolgente il basket o il calcio a 5?
“L’esperienza nasce dal fortissimo desiderio di alcuni dei bambini seguiti dal Servizio, di far parte di una squadra di calcio, desiderio tanto semplice e comprensibile, quanto irrealizzabile.
Nella pratica quotidiana di chi lavora in servizi come il nostro, capita spesso di trovarsi di fronte alla richiesta di soluzioni da parte dei genitori dei bambini seguiti, soluzioni che non sempre è possibile offrire.
È capitato, in particolare, che in una di queste occasioni di confronto genitore-operatori sanitari, la mamma di un bambino diplegico, abbia esplicitato la propria difficoltà nel rispondere alle continue richieste del proprio figlio che, a 8 anni, non desiderava altro che essere iscritto ad una società sportiva di calcio per poter giocare in squadra con i propri compagni di scuola: fino a quest’età, i genitori consapevoli delle difficoltà che avrebbe incontrato, erano riusciti a bypassare il problema invitandolo a praticare sport individuali come il nuoto e l’equitazione, in cui il bambino potesse comunque mettersi alla prova, allenarsi, crescere nello sport, ma in contesti in cui si potesse minimizzare il confronto con i coetanei”.
Poi a Lorenzo non è bastato e… “Crescendo, la passione per il calcio o comunque per uno sport di squadra aumentava sempre di più, al punto tale da aver convinto la mamma ed il papà a portarlo ad un allenamento dei bambini della squadra del suo paese. Il risultato in quell’occasione fu che, carico di aspettative, fiero nella sua divisa comprata per l’occasione e con le sue scarpette nuove, passò due ore di quel pomeriggio a guardare, dal bordo del campo, i compagni giocare”.
La delusione fu grande, ma mai perdersi di coraggio: “Provare a spiegargli, tentando di trovare le parole giuste, che non potrà mai giocare a calcio come lui desidererebbe? Cercare di trovare una soluzione alternativa ma altrettanto accattivante?
È fondamentale tener presente, infatti, come sia responsabilità anche degli operatori sanitari accompagnare i bambini (ed i loro genitori) nel percorso di accettazione dei propri limiti, valorizzando le proprie risorse ed imparando ad individuare le strategie che gli permettano di essere il più autonomi possibile”.
Arriva il cambiamento: “Così, da un confronto fra i terapisti, nasce l’idea di organizzare uno spazio in cui i bambini ed i ragazzi coinvolti rappresentino prima di tutto una squadra ed in cui le attività proposte siano al tempo stesso divertenti come il calcio, ma concrete e utili come lo sport in carrozzina”.
È così che la mattina del 13 di Giugno 2013 ha avuto luogo il primo incontro di questo nuovo e, in un certo senso, innovativo progetto. All’inizio non è stato semplice convincere tutti della bontà dell’idea, ma poi… “Presso il “campo polivalente del Parco Attivo del Centro Servizi Grocco di Perugia, Asl Umbria 1 – continua a raccontare Volpini – fisioterapisti e ragazzi, tutti seduti in carrozzina, hanno iniziato a confrontarsi su quelle che erano le aspettative e su cosa si stava cercando di creare. Sebbene gli intenti fossero chiari, rispetto alla messa in opera delle idee, era ancora tutto da sperimentare. Ma è bastato un solo gesto a rendere tutto più chiaro e semplice: mostrare ai bambini e ai ragazzi le divise che erano state acquistate per loro. Non importava più stare seduti o in piedi, l’importante a quel punto era sentirsi parte di un gruppo, di una squadra, dentro la propria divisa”.
Così il senso di squadra e di appartenenza ha cambiato l’umore e la partecipazione emotiva è stata incredibile.
Da questo stato di euforia e di gratificazione nasce il nome della squadra: “SUPERTEAM”. Ma la pallamano non era ancora stato scelto come sport, poi, si accende la scintilla: “Ogni settimana venivano fuori nuove idee e nuovi spunti per assecondare quell’entusiasmo crescente. La svolta è arrivato grazie ad uno dei genitori di una bambina seguita dal Servizio, che pur non essendo direttamente coinvolto, si è adoperato per costruire due porte su misura in acciaio, per sperimentare uno sport alternativo alla pallacanestro, la “pallamano in carrozzina”, uno sport non ancora strutturato a livello nazionale e non presente fra le discipline paralimpiche, ma caratterizzato da un ingrediente molto rilevante agli occhi dei ragazzi del Superteam, la possibilità di fare goal!”